L'IMPRESA

Chi siamo

Vaporizzo Lia si occupa, da oltre 40 anni, di condizionatura e trattamenti a vapore in varie forme su ogni tipo di filato. Impianti, macchinari e attrezzature sono personalizzate e tarate per le esigenze di una affezionata clientela. Le lavorazioni di vaporizzo in casse, vaporizzo rocche su carrelli, vaporizzo matasse, umidificazione con olio antistatico, ricondizionatura in camera umida, stribbiatura elettronica e retrazione in continuo, sono curate da personale preparato e esperto. Tutti i nostri servizi sono supportati da mezzi adeguati per le confezioni e la logistica.

LA STORIA

Vaporizzo Lia

La storia del Vaporizzo Lia è estremamente emblematica nel contesto di quel processo di smantellamento dei cicli completi, avvenuto nel dopoguerra nei grandi lanifici, a cui seguì una frammentazione delle varie lavorazioni di terzisti che si diffusero sul territorio. Questo modello fu seguito intorno agli anni Settanta, anche da tutta la filiera legata al filato da maglieria che si era sviluppato a Prato, a supporto dei numerosi maglifici, soprattutto, di quelli esistenti a Carpi. Infatti anche la produzione del filato aveva assunto la forma di una manifattura a sé stante che andava dalla preparazione della materia prima, alla sua filatura oltre a tutti i processi ad essa connessi, come l'aspatura, la dipanatura, la garzatura, la roccatura e, appunto, il vaporizzo. La vaporizzazione è infatti un trattamento eseguito sul filato per fissare le torsioni e stabilizzare le eventuali fibre termoretrattili.

Tutte queste attività, altrove prevalentemente concentrate in un'unica azienda, a Prato si appoggiavano a tante piccole singole attività artigianali autonome. In alcuni casi però questa estrema frammentazione ha dato luogo a vere e proprie eccellenze di un singolo settore, in cui la specializzazione si è spinta a livelli estremi, come appunto, il Vaporizzo Lia, proprio per questo paradigma ( ho sostituito pardigma con pardigmatico) del distretto pratese. In altri distretti tessili, infatti, tipo di lavorazione è invece ancora associata ad altre lavorazioni di finissaggio o, addirittura, ricompresa all'interno di cicli verticali.

Volendo trovare l'origine di questa azienda bisogna risalire a Ennio Betti che negli anni Cinquanta lavorava, insieme a sua madre, Dina Sborgi, presso il Lanificio Omero Tempesti, mentre il padre Anselmo, scomparso quando Ennio aveva 12 anni, era stato addetto all'officina meccanica del Lanificio Mariotti e Camerino. In precedenza la madre di Ennio aveva lavorato anche al Fabbricone dove, all'epoca, andava a piedi da Tobbiana. Negli anni Cinquanta anche il Lanificio Tempesti, come le altre grandi aziende pratesi, cominciò a smontare il ciclo verticale ed a esternalizzare le varie lavorazioni.

In seguito alla dismissione della tessitura offrì i telai ai dipendenti che vollero provare a mettersi in proprio come piccoli artigiani. Tra quelli che accettarono questa proposta c'era anche Ennio, che quindi cominciò a fare direttamente il tessitore. Nel '58 si trasferì a Mezzana e fu affiancato anche da sua moglie Anna che in precedenza aveva lavorato come orditrice presso il Lanificio Pacini Rizzieri. Successivamente Ennio lavorò anche come dipendente presso la tessitura di suo fratello Marcello, per poi tornare nuovamente a lavorare per proprio conto. Erano anni in cui la città era in gran fermento e anche zone come Mezzana, dove nel frattempo la famiglia Betti si era trasferita, era gremita di piccoli artigiani che frequentemente si prestavano mutui favori e talvolta cercavano di fare anche qualcosa insieme, magari pur non venendo dal mondo tessile.

E quanto accadde appunto a Ennio, a cui un certo Gattai, proprietario di un bar di Mezzana, propose di creare insieme un vaporizzo perché un imprenditore, conoscente di quest'ultimo gli avrebbe garantito un po’ di lavoro. Quindi in breve nacque questo sodalizio che prese il nome della moglie del socio di Betti che si chiamava, appunto, Lia. La prima sede di questo vaporizzo fu un piccolo capannoncino di 250 metri quadrati, preso in affitto dal Lanificio Meoni, in via Menabuoni.

Dopo aver fatto il servizio militare entrò nell'azienda, come lavoro provvisorio, anche Stefano Betti, figlio di Ennio. Tuttavia presto Stefano si appassionò a questo lavoro e vi rimase, essendone poi definitivamente divenuto il titolare. Nel 1983 Gattai uscì dalla società, tornando a fare il suo storico lavoro di barista e nel 1988 il Vaporizzo Lia si spostò in via dei Fossi, per poi acquistare direttamente un primo capannone in via De Ruggero, e successivamente anche un altro più grande, che adesso è sede unica dell'azienda.

Inizialmente le lavorazioni svolte nel vaporizzo erano essenzialmente rivolte al filato da maglieria, mentre oggi, in questa azienda, sono state estese anche a filati per tessuti da abbigliamento, da arredamento e da aguglieria. L'attività del Vaporizzo Lia è ovviamente svolta per conto terzi ed i principali clienti si trovano sostanzialmente all'interno del distretto, anche se ne esistono alcuni a Biella, Brescia e Como.

L'attuale modello aziendale di Vaporizzo Lia, oggi mostra i limiti di tutte le piccole aziende di fronte alle nuove frontiere, come la tracciabilità, la sostenibilità, le certificazioni, la digitalizzazione, l'interconnessione, ecc. Certamente queste ed altre complessità diventano particolarmente gravose per i piccoli o medi terzisti, tra cui può essere ricompreso il Vaporizzo Lia, la cui gestione potrebbe essere più agevole se ci fossero aggregazioni con altre realtà contigue, che magari ( condividessero al posto di condividono ) condividono anche la stessa visione imprenditoriale. Progetto di cui Betti è convinto da anni, che però, almeno per il momento, non ha trovato riscontro in una realtà come quella pratese, dove è ancora molto radicato un forte individualismo.

Tratto da "Imprese & Imprenditori nel distretto pratese" di Giuseppe Guanci.